Francesco D’Auria
Lunatics Quartet
La musica suonata in questo disco sintetizza alcune esperienze del mio recente passato, quelle presenti, e cerca di ipotizzare e aprire le porte al bisogno di creatività che spero alimenti il mio futuro.
In questa registrazione mi avvalgo della preziosa collaborazione di tre fantastici musicisti e amici; Umberto Petrin al pianoforte, Tino Tracanna al sax soprano e Roberto Cecchetto alla chitarra. Tre artisti con cui è stato facile e naturale intrecciare le mie visioni e i paesaggi sonori da me proposti.
L’alchimia in cui siamo stati coinvolti è frutto di una comune immaginazione che posso definire affascinante, desiderabile e, proprio per questo, facile da realizzare.
I brani sono stati organizzati in modo da permettere ai musicisti quella libertà espressiva che cerchiamo continuamente e che dovrebbe farci sentire unici e speciali al di là delle doti personali o delle scelte interpretative.
Tra un brano e l’altro ho voluto inserire piccole improvvisazioni in duo che definirei miniature, il resto l’ha fatto la nostra intesa, l’improvvisazione e il mistero della musica.
La scelta del titolo, prende spunto da una raccolta poetica di un importante autore statunitense, Charles Simic, pubblicata nel 2017, dal titolo “The Lunatics”.
SCHEDA TECNICA
- Pianoforte
- Amplificazione per percussioni, pianoforte e chitarra
- Microfono voce
- 4 monitors sul palco (uno per ciascuno strumento)
- Set di Batteria: Cassa da 20 o18, tom da 12, rullante e timpano da 14.
Hardware: Tre aste piatti di cui una a giraffa, reggi rullante, pedale cassa, pedale-sotegno H.H, e sgabello regolabile. Preferibilmente, soprattutto sul tamburo rullante, si preferiscono pelli sabbiate.
Per ogni informazione non esitate a chiamare… 338-9744406 (Francesco D’Auria )
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Ascolta altri brani di Lunatics:
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FRANCESCO D’AURIA –
LUNATICS
Tino Tracanna
Roberto Cecchetto
Umberto Petrin
Francesco D’Auria registra il suo primo cd da leader dopo alcuni decenni da protagonista in numerose formazioni – alcune marcatamente mainstream, altre meno convenzionali, altre ancora improntante alla ricerca di nuovi paesaggi sonori – ad ognuna delle quali, forte della capacità di adattarsi con facilità ai contesti musicali più disparati, ha saputo mettere a disposizione versatilità stilistica, raffinata tecnica strumentale e spiccata capacità d’interazione.
Può sembrare strano abbia deciso solo adesso di licenziare un’incisione a proprio nome, assumendo la leadership del gruppo (esistono a dire il vero precedenti lavori condivisi), ma chi lo conosce non è di certo sorpreso perchè D’Auria è sempre stato disponibile ad interpretare le composizioni dei musicisti che negli anni lo hanno coinvolto ma contemporaneamente ha coltivato una propria idea di musica, definendo un proprio linguaggio e proponendosi anche come compositore.
Francesco D’Auria è un batterista/percussionista particolarmente sensibile che non ha mai amato farsi notare – come spesso succede a chi percuote piatti e tamburi – sfoggiando assoli esuberanti. Il suo è un drumming ricco, fatto di suoni calibrati e di suggestioni ritmiche variegate, proposte con discrezione e garbo, mai debordanti : prerogative che gli hanno permesso di definire uno proprio stile musicale dal quale affiora, in talune sequenze ritmiche e persino nella gestualità, l’influenza di Gunter Sommer, un percussionista che D’Auria ha frequentato durante l’intera carriera.
Avendo avuto modo di seguire l’evoluzione del suo percorso artistico e conoscendo lo spirito che lo ha sempre accompagnato, mi viene spontaneo evidenziare come, i brani contenuti in questo CD, riflettano la sua personalità facendone risaltare la capacità di essere il leader del gruppo assumendo una posizione baricentrica, per certi versi paritaria rispetto agli altri componenti. Anche questa volta, Francesco D’Auria piace principalmente instaurare un rapporto dialogante; predilige stimolare i componenti del quartetto a compartecipare sul piano espressivo alle idee che ha voluto mettere in campo; preferisce essere parte di un progetto condiviso piuttosto che ”rubare la scena” per rimarcarne la leadership.
Lunatics può essere considerato espressione di un percorso artistico definitosi nel tempo, la sintesi di tante esperienze e collaborazioni con musicisti di varia estrazione: è la risposta al bisogno latente di dare spazio alla propria creatività prendendosi la soddisfazione di suonare la “propria musica” con un gruppo che suscita curiosità a partire dalla composizione strumentale dell’organico (l’assenza del contrabbasso favorisce sequenze e sonorità inusuali), nel quale la funzione baricentrica e catalizzante di Francesco D’Auria è percepibile in ogni brano.
Benchè l’organico in ogni brano muti in continuazione, passando dal duo al quartetto, è infatti sempre Francesco D’auria a dettare i tempi e a fornire stimoli e suggestioni per gli interventi di Roberto Cecchetto (chitarra), Umberto Petrin (pianoforte), Tino Tracanna (sax soprano e tenore). Musicisti esperti, affermati esponenti di quella generazione che a partire dagli anni ’80 ha contribuito a far sì che il jazz italiano assumesse identità e credibilità internazionale, Cecchetto, Petrin e Tracanna dimostrano di aver colto l’essenza del progetto artistico del leader, mettendo a disposizione del gruppo sensibilità e talento, esprimendosi con sagacia e ispirata leggerezza – in alcuni momenti al limite dell’essenzialità minimalista – dando vita ad un rapporto empatico sul piano artistico e personale, contribuendo in maniera determinante a far sì che la proposta risulti coerente a quanto voluto da Francesco D’Auria.
Trattandosi di un’opera che sintetizza il percorso artistico di Francesco D’auria, Lunatics merita ascolti ripetuti e richiede concentrata attenzione. Il significato del viaggio che D’Auria ha intrapreso ed ha trasmesso a chi lo affianca in questa avventura, si è concretizzato in una proposta convincente, ricca di avvincenti sonorità, in grado di regalare emozioni, trasmettere spunti di riflessione e risultare appagante a chi vorrà dedicargli un po’ del proprio tempo.
Buon ascolto.